Posts written by gwin

view post Posted: 28/3/2013, 18:11 For your entertainment - Storie a capitoli
Can you handle what I’m ‘bout to do?
(Peter)




“Lui chi, Neal?”
“Zeck, o meglio, Vincent Adler.”
Quel Vincent Adler? Della Adler Company?”
“Non so come si chiami ora la sua azienda.”
Peter si fece pensieroso e Neal riprese a parlare. “Una notte mi venni a trovare nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Venni arrestato assieme a un gruppo di prostitute clandestine; dato che ero ‘con loro’ e i miei abiti eleganti, mi scambiarono per il loro protettore. Dopo ore di interrogatorio, stanco e spaventato, feci l’unico nome che sapevo: Zeck. Ma ovviamente era un nome falso, la polizia non rintracciò nessuno, ma iniziò a fare ricerche nel palazzo che avevo indicato.
“Vincent sparì dalla circolazione e non so come fece a non venire coinvolto in pieno, o poi a ricreare un nuovo impero. Tutti quelli che lavoravano per lui si ritrovarono in mezzo a una strada. A quel tempo ero riuscito a conquistare Kate, ma lei non aveva saputo che lavoro facevo per il suo ‘capo’ fino a quel momento; mi ci volle un po’ a convincerla a restare con me, ma non che anche lei avesse molte opportunità. Le promisi che avrei smesso, e per un po’ lo feci. Ma costruire una famiglia in quelle condizioni non era semplice, così ogni tanto ritornavo in contatto con alcuni vecchi clienti, lieti che mi facessi vivo dato che la M.o.Z. era sparita nel nulla; dicevo a Kate che i soldi erano frutto di lavoretti occasionali, a volte fortuite vincite alla lotteria. Poi, il giorno del nostro anniversario era andata a fare la spesa in macchina, quando un’altra vettura la colpì e scappò via. Il colpevole non fu mai ritrovato, ma il giorno del funerale Adler mi mandò un biglietto con le sue condoglianze.
“Credo che l’unica cosa di cui io sia stato... lieto? sia che Kate è morta senza sapere che le stavo mentendo. Non avevo più voglia di vivere, mi lasciai andare, smisi qualsiasi lavoro e, ovviamente, smisi di pagare le bollette, così che in breve mi trovai, di nuovo, in mezzo alla strada. Credo fosse già tanto che fossi ancora in vita.
“È stato il periodo peggiore e, per certi versi, migliore della mia vita. Mi ha salvato Coop, nonostante avesse una bambina piccola a cui badare, e poi Ted e Ellen mi hanno dato una casa. Non potevano offrirmi un lavoro migliore di quello che avevo ripreso a fare, ma non mi hanno mai giudicato o trattato male.”
Neal aveva continuato a parlare senza fermarsi a riflettere sulle accuse che aveva implicitamente rivolto a Adler, e nemmeno quando la voce gli si era incrinata per il dolore della perdita di Kate o per la gentilezza dei suoi amici. Ora guardava Peter, forse in attesa della sua reazione, ma l’uomo aveva seguito poco di quell’ultimo monologo – non si era nemmeno chiesto chi fosse ‘Coop’ – la mente ancora persa dietro la prima sensazione che gli aveva provocato sentire il nome di Adler.
“Adler era alla cena, sabato”, disse infine, guardandolo con occhi spalancati. Riflessione inutile, dato che la festa era stata fatta apposta per celebrare la collaborazione-barra-futura fusione della sua compagnia e quella di Burton. “Non ti sei sentito male... È... è stato lui?”
Neal chiuse gli occhi e sospirò. “Ha sempre preso quello che voleva.”
Peter si passò una mano tra i capelli; tremava, ma non sapeva se era perché quella consapevolezza lo aveva sconvolto o per la rabbia che sentiva montargli dentro.

L’unica cosa che fu in grado di fare era stata sdraiarsi nuovamente e tirarsi Neal vicino, sapere che ora stava bene, sentire che ora stava bene.
“È tutto a posto”, lo rassicurò lui, ma non riusciva più a credere alle sue parole, non poteva essere tutto a posto.
Erano rimasti lì, a letto, senza fare nulla per delle ore. Neal si era riposato un po’, ma Peter non era riuscito a chiudere occhio; aveva spento malamente la sveglia e si era degnato appena di rispondere al telefono quando lo avevano chiamato dall’ufficio, fingendo un malessere – non che era stato difficile suonare convincente, data la voce atona. Nei momenti di veglia, Neal non era sembrato contrariato da quel programma, probabilmente lui stesso non aveva voglia di avere una grande vita ed era lieto di vegetare tra le lenzuola, senza altre chiacchiere.
Fu solo verso mezzogiorno che i loro stomaci reclamarono attenzione e si spostarono in cucina.
“Pizza?” propose Peter, dopo aver esaminato il frigo, voltandosi verso Neal – il quale lo aveva raggiunto dopo aver raccolto gli abiti abbandonati a terra quella notte e averli portati in camera.
“Perfetto”, rispose lui, sedendosi.
Il padrone di casa mise una pizza surgelata in forno e poi andò al tavolo, prendendo posto accanto al ragazzo, con un sospiro pesante.
Neal si voltò a guardarlo, negli occhi una strana luce. “Sei pentito?”
Per l’ennesima volta, Peter lo vide estremamente giovane, e fragile, di un’insicurezza che sapeva nascondere bene solo durante il suo lavoro. Cercò di trasmettergli tramite lo sguardo la propria fiducia e sincerità, sperando di aiutarlo. “No. Affatto.”
Sembrava che un sorriso stesse per nascergli sulle labbra, ma il suo cellulare iniziò a squillare e, dopo una veloce occhiata allo schermo, Neal impallidì. Lo guardò incerto, poi accettò la chiamata e si portò il telefono all’orecchio; non disse niente, ma rimase in ascolto mentre il suo interlocutore alzava i toni. Peter non riusciva a capire le parole ma sentiva il brusio di sottofondo, non aveva bisogno di riconoscere la voce per sapere che era Adler.
“Va bene”, disse infine Neal, e terminò la conversazione.
“‘Va bene’ cosa, Neal? Dubito che con quell’uomo ci sia qualcosa che vada ancora bene.”
Non riuscì a trattenersi dal parlare, ma vederlo in quello stato, succube di un tizio del genere, gli piaceva molto meno di apparire maleducato.
Neal si alzò e passò una mano tra i capelli, poi gli rivolse un sorriso stentato. “Quella pizza, la mangeremo un’altra volta.”
“Non puoi andare da lui!”
Peter lo aveva bloccato per un braccio, e Neal spostò la testa. “Devo.”
Sembrava così diverso dal solito che Peter trovava difficile associare questo ragazzo spaurito e remissivo all’uomo audace e provocante che lo aveva colpito in quel bar, ed era tutta colpa di Adler. Strinse la presa e lo vide fare una smorfia di dolore mentre tornava a guardarlo serio. “Lasciami.”
“Non ti permetterò di andare da lui.”
“Te l’ho detto cosa ha fatto a Kate. Se ora non vado da lui, ti...”
“Non sono una ragazzina, non mi faccio intimidire così.”
Neal portò una mano sul suo viso. “Ti prego, Peter. Se ti dovesse succedere qualcosa... io...”
Non riusciva più a parlare, o anche solo guardarlo in volto, quasi come se vedesse di già il risultato di tali minacce; Peter si alzò e lo strinse a sé. “Va bene. Va bene”, ripeté piano, “ti lascerò andare. Ma io verrò con te; questo non è trattabile”, aggiunse, sentendolo irrigidirsi. “Questa storia deve finire.”

***

Neal era stato riluttante, anche se alla fine aveva dovuto cedere. Peter non aveva idea di cosa avrebbe fatto una volta davanti a Adler, aveva parlato d’impulso, ma quello di cui era certo era che non avrebbe lasciato Neal da solo con lui, non un’altra volta.
Una macchina li attendeva in un vicolo poco distante, così aveva detto e così era. Quando arrivarono, però, trovarono Adler stesso ad attenderli. Scese dalla macchina e sorrise, Peter ebbe i brividi.
“Cominciavo a credere che avessi cambiato idea di nuovo”, disse a Neal e fece finta di accorgersi solo in quel momento di Peter. “Burke. Il vecchio Samuel sa che hai lasciato sua figlia per un tipo del genere? Oh, no, vero, l’hai presentato come tuo cugino. Neal, immaginavo avessi un po’ più di amor proprio.”
“Lascialo stare!”, ringhiò Peter.
“È per questo che sei qui? Pensavo volessi darmi qualche consiglio su cosa gli piace... da cliente a cliente. Sono convinto che lo sai bene, vero? Tipo quel punto sul collo che lo fa smettere di ragionare.” Man mano che parlava si avvicinava ai due e Peter si portò istintivamente davanti a Neal, come a pararlo anche solo dalla sua vista.
“Oh, forse vuoi unirti a noi? Non sono un amante delle threesome, ma magari possiamo trovare un accordo.”
“Va’ al diavolo!”
“Dopo di te, se continui a voler fare il cavaliere senza macchia e senza paura”, così dicendo estrasse una pistola che puntò dritta davanti a sé.
Peter udì Neal emettere un suono strozzato, portò una mano indietro, per assicurarsi che fosse ancora alle sue spalle, e lo sentì tremare. Non pensava di essere messo molto meglio, il cuore gli stava mozzando il fiato; aveva avuto a che fare con le armi solo durante il servizio militare – Harvey aveva cercato di portarlo al poligono con sé, ma non ci era riuscito spesso – e trovarsene puntata una contro, ben sapendo che potrebbe uccidere te o – peggio – la persona che ami, non era una cosa da nulla.
“Togliti di mezzo e lascialo venire con me. Ti assicuro che nessuno si farà del male.”
“Mai!”
“Magari dovremmo chiedere a lui dove vuole andare? Allora, Neal, cosa decidi?”, domandò Adler, togliendo la sicura alla pistola e mantenendola puntata al petto del più grande.
Peter si voltò per metà, Neal lo stava fissando con occhi spalancati, le labbra tremavano; sembrava volesse dire qualcosa ma non ne fosse capace, fece un passo in avanti. “Neal, non devi lasciarti intimidire. Non ti succederà nulla, non mi succederà nulla.” Non aveva idea da dove gli venisse tutta quella sicurezza, ma era certo che non l’avrebbe lasciato andare per degli stupidi ricatti mentali.
Neal deglutì, poi si voltò a guardare Adler. “Resto qui.”
“Bene, come vuoi.” Allargò appena il braccio libero come se non gliene importasse nulla e un attimo dopo stava di nuovo prendendo la mira. Sparò, ma Peter era riuscito a intuire le sue intenzioni e si era gettato su di lui, deviando il colpo.
Quella che seguì fu una violenta colluttazione per il possesso dell’arma. Adler era di poco più basso e magro di Peter, ma non per questo la lotta era più semplice per quest’ultimo. Peter mancava dal punto di vista della tecnica e dell’esperienza, anche se si manteneva in forma con la palestra. Aveva fatto un corso di autodifesa, anni prima, ma non ricordava quasi più nulla; era guidato solo dall’istinto di impedirgli di fare del male a Neal.
Partì un secondo colpo, impossibile distinguerne la direzione, ma Peter si sentì bagnare da sangue caldo e appiccicoso, sulle mani e sui vestiti. Barcollò incerto finché non cadde all’indietro, Adler sopra di lui; la botta contro l’asfalto solido gli fece realizzare di non sentire altri dolori. Ma una pallottola doveva fare male. Spinse via il corpo dell’uomo sopra di sé, che ribaltò sulla schiena, gli occhi fissavano il cielo grigio, ma la vita non lo aveva ancora abbandonato. Si ricordò solo in quel momento che Neal aveva assistito a tutta la scena, si rimise in piedi e gli andò davanti. Il ragazzo era pietrificato e guardava con occhi vacui il punto in cui Adler era disteso. “Non guardarlo, Neal. Guarda me. Andiamo, Neal. Neal! Guardami, sono qui. Sono qui.”
Lo prese per un braccio e notò solo in quel momento che era ferito, per fortuna sembrava solo un graffio. Il giovane spostò gli occhi nei suoi, era ancora sconvolto e tremante; Peter lo accarezzò sul viso e poi lo abbracciò, guidandolo a terra con sé, lo fece appoggiare contro il muro. Gli si mise affianco, sempre cercando di nascondergli alla vista il cadavere, ed estrasse il cellulare. Premette alcuni tasti ed attese che dall’altro lato rispondessero.
“Harvey, ho bisogno di un avvocato.”



Fine





N/A
Eccoci giunti alla fineeeeeee. *delira* No, il delirio è colpa della stanchezza di questa giornata, e vedere che al momento ho una connessione che va QUASI decentemente mi fa piangere di gioia.
Sì, non ve ne frega della mia real life, passo oltre.
Ultimo capitolo. Mi mancherà questa storia ♥.
Finale un po' molto aperto, ma sentivo che da qui in poi sarebbe iniziato un capitolo totalmente nuovo, che mi piacerebbe scrivere, ma che non "aggiunge" nulla a quello successo fino ad ora o al significato che hanno le loro vite in questo momento, pur cambiando il loro futuro. Per questo ho deciso di interrompermi qui e pubblicarla.
Sono contenta del seguito che ha avuto e sono contenta se vi ho donato alcuni attimi di distrazione come è stato per me scriverla tra una traduzione e l'altra.
view post Posted: 14/3/2013, 16:15 For your entertainment - Storie a capitoli
Do you know what you got into?
(Peter)




Il rumore della vibrazione del cellulare era insistente, ma non aveva voglia di aprire gli occhi, doveva essere piena notte e chiunque stesse chiamando poteva aspettare fosse almeno giorno. Neal si rigirò tra le sue braccia e il rumore terminò, finalmente, ma pochi istanti dopo il ragazzo scivolò via dalla sua presa e si alzò. Peter sollevò una palpebra in tempo per intravederlo uscire dalla stanza, la luce del corridoio accesa; stava parlando al telefono, ma non riusciva a sentire cosa diceva.
“No!”, esclamò all’improvviso. Spaventato? “No, ti prego.”
Altri lunghissimi attimi di silenzio prima di un flebile, nervoso: “Sì, ho detto di sì!”
Neal tornò in camera pochi secondi dopo; Peter si aspettava che tornasse a letto, invece si vestì al buio, trafficò con qualcosa e giunse dalla sua parte del letto. Mentre il ragazzo era in corridoio, Peter si era rigirato sulla schiena, ma tenne gli occhi ancora chiusi; la curiosità di sapere cosa avrebbe fatto credendolo addormentato era più forte dell’istinto di chiedergli cosa stesse succedendo, chi lo aveva spaventato. Fu sorpreso dalla pressione delle sue labbra, umide, sulle proprie, poi un sospiro e la voce roca, incrinata dal pianto silenzioso. “Addio, Peter.”
Il tempo che riuscì ad aprire gli occhi e Neal era già, di nuovo, sulla porta della stanza; la luce del corridoio di nuovo accesa. Appena fu abbastanza distante, Peter accese la luce e si alzò; sul comodino notò un biglietto con poche e veloci righe. Lo mise in tasca e si diresse in corridoio, sperando non fosse già lontano; lo trovò davanti alla porta, la mano sulla maniglia. “Te ne vai lasciando un biglietto sul comodino, sul serio?”
Lo vide irrigidirsi, ma Neal non si mosse. “Non ho altro da dire.”
La voce era ferma, ma non abbastanza da nascondere che aveva appena smesso di piangere.
“Così all’improvviso, nel bel mezzo della notte? Ieri non mi sembrava che pensassi di non riuscire più a... ‘sopportare questa convivenza’”, lesse.
“Magari sono stato un buon attore.”
“Magari non stai dicendo la verità adesso.”
“Se ti fa piacere credere così.”
“Non sei un così bravo attore. Non ti lascerò andare finché non mi avrai detto la verità.”
“Ti prego.”
“Ho sentito la telefonata, Neal!”
Avanzò d’istinto, ma il ragazzo si voltò a guardarlo prima che potesse raggiungerlo; gli occhi spalancati di terrore mentre le lacrime avevano ripreso a scorrere. “No... Non...”
“Chi era?”
Neal scosse la testa e tornò a rivolgersi alla porta. “Lascia perdere, devo andare.”
“Te l’ho detto, non ti farò uscire di qui fino a che non me lo hai detto.”
“Ti prego”, ripeté tra i singhiozzi.
“Allora dimmelo in faccia, dimmi che se domani mi presenterò al bar mi caccerai via.”
Neal strinse la mano e abbassò la testa. “Sei sleale. Non posso... non capisci.”
“Spiegamelo!”
Scosse la testa.
“Neal!”
“Cristo, Peter!” Il ragazzo scattò contro di lui, lo sguardo a metà tra il disperato e l’incazzato, e percorse i pochi passi fino a raggiungerlo, gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Gli ci vollero alcuni istanti, infine Peter lo baciò a sua volta e lo strinse a sé, ma a quel punto Neal si ritirò indietro, spingendolo con le braccia. “No, no, no.”
Peter lo guardò confuso. “Perché?”
Neal scosse di nuovo la testa. “È pericoloso. Ti farebbe del male... devo andare. Non cercarmi.”
“No”, lo strinse per le braccia, “anche io sono grande abbastanza da poter prendere le mie decisioni da solo. Neal, cosa sta succedendo? Chi mi farebbe del male?” Lo attirò a sé e lo cullò, baciandogli le tempie e le guance, sorrise appena sentendolo man mano rilassarsi.
Lo fece indietreggiare lentamente fino alla porta, appoggiandolo con la schiena contro di essa e scendendo a baciargli il collo.
“Devo andare”, tentò di nuovo il ragazzo, ma reclinò la testa per lasciargli più spazio.
“L’unico posto dove devi venire è la mia camera da letto”, replicò, facendogli scivolare il cappotto dalle spalle, che finì in un ammasso indistinto per terra, “e poi mi dirai tutto.”
Peter si allontanò per guardarlo negli occhi; era ancora spaventato, ma c’era dell’altro... un po’ di lussuria, magari? Sorrise mentre lo osservò deglutire e poi fece scivolare una mano sulla sua fronte, liberandola dai capelli. Per un istante esitò, sembrava così giovane, molto più giovane del solito. “Quanti anni hai?”
Neal sbatté le palpebre un paio di volte, perplesso. “Trentadue. Perché?”
L’uomo ridacchiò appena, abbassando e scuotendo la testa. “Niente”, rispose, portando anche l’altra mano sul suo viso e chinandosi a baciarlo, con urgenza. Le labbra e la lingua cercavano la sua bocca fameliche di quei mesi che era stato vietato loro di avvicinarsi, cercando con un solo bacio di imprimersi quella nuova, per quanto non sconosciuta, sensazione. Le mani erano scese sul collo e le spalle, mentre quelle del giovane erano strette sulla sua maglietta.
Quando si separarono, affannati e sorridenti, il primo a parlare fu Neal, ancora vicinissimo al suo volto. “Dio, Peter. O ti sposti così che possiamo andare in camera, ora, o lo faremo sul pavimento perché non credo che le gambe mi reggeranno ancora per molto.”
Peter rise, facendo scivolare le mani sui suoi fianchi. “A me va bene anche qui, ma forse è meglio un posto più comodo.”
“Forse, sì. Cammina”, lo invitò Neal contro la sua bocca, spingendolo appena mentre l’altro aveva già iniziato a tirargli fuori la camicia dai pantaloni.
“Mh-mh.”
Peter era impegnato a baciarlo, mentre indietreggiava prestando poca attenzione a tutto quello che non fossero capelli neri e occhi azzurri e pelle accaldata sotto i polpastrelli e le labbra.

***

Era stato amore, per la prima volta poteva pensarlo senza sentirsi un idiota, Neal gli si era donato come non aveva mai fatto e per la prima volta non erano solo due persone che condividevano un letto. Il ragazzo stava ancora riprendendo fiato mentre lui era perso a contemplarne il profilo imperlato di sudore, un dito che vagava sul suo petto ricoperto di sperma facendo strani ghirigori.
“Devo dedurne che non hai voglia di andare a prendere qualcosa con cui ripulirci?” chiese Neal, spostando appena lo sguardo nella sua direzione.
Peter incrociò i suoi occhi e sorrise. “Non disdegno un po’ di... sporcizia ogni tanto”, disse risalendo in una scia fino alla clavicola e su, lungo il collo, fino alle sue labbra; Neal vi pose un leggero bacio e ne approfittò per rubargliene un altro, tornando sopra di lui con il busto. “Se mi allontano, ti vedrò nuovamente sparire lungo il corridoio?”
Il più giovane sospirò e chiuse gli occhi. “È tardi, oramai.”
Chiuse gli occhi a propria volta e serrò le labbra un attimo. Era tardi, era quasi mattina, e Neal stava tremando; lo stesso disse: “Aspettami.”

Quando Peter tornò in camera aveva paura di trovarla vuota, invece Neal era lì, sdraiato sul letto dove lo aveva lasciato. Gli sorrise mentre si avvicinava, e poi si piegò su di lui, mani e ginocchia a reggerlo contro il materasso e permettergli di baciare il giovane.
“Mi hai aspettato.”
“Pensavo fosse quello che volevi.”
“Lo è.”
Gli passò l’asciugamano che aveva preso e il giovane si ripulì. Attese con pazienza, cercando di trattenere quella domanda – o serie di domande, non sapeva nemmeno lui come articolare il discorso.
Pochi minuti dopo, Neal lasciò andare la salvietta per terra e si sdraiò di nuovo; aveva gli occhi chiusi, ma non stava dormendo; sospirò. Peter si voltò verso di lui, una mano sotto la testa e l’altra sul suo addome, lo sentì tremare.
“Neal...”
Il ragazzo lo guardò e quegli occhi così insicuri e spaventati gli spezzarono il cuore; risalì ad accarezzargli il volto e lui iniziò a parlare.
“Se... se ora ti racconto tutto, ti farò schifo... non vorrai più vedermi...”
Peter lo fissò sconvolto, cosa poteva essere successo di così traumatico? Gli accarezzò la guancia e i capelli, con calma. “Non credo sarà possibile. Neal, ehi, guardami”, lo voltò verso di sé, “qualsiasi cosa ti abbiano fatto, non è colpa tua.”
“Ma io ho accettato...”
“Va bene, raccontami tutto dall’inizio, lasciami capire.”
Neal fece un respiro profondo. “Va bene. Sì. È lunga però.”
“Ho tutto il tempo che ci serve.”
No, una parte di lui gli diceva che era lunedì e sarebbe dovuto andare a lavoro, ma la ignorò. Quella cosa era molto più importante.
Neal si era schiarito la voce ed era tornato a guardare il soffitto. “Sono venuto a New York otto anni fa, volevo... beh, sai che dipingo, volevo studiare e farne il mio lavoro. Ero giovane, incosciente, pieno di sogni e ideali. Peccato che né l’uno né l’altro ti danno da mangiare o di che pagare le bollette. Così iniziai a cercare un lavoro; andava bene tutto, mi dicevo, bastava rimanere a New York. Anche senza frequentare dei corsi sarebbe stato utile. E intanto vivevo di espedienti.
“Un giorno mi avvicina un giovane e mi passa un biglietto da visita, dicendomi che se volevo guadagnare bene sarei dovuto andare lì. Poi se ne è andato, senza spiegarmi nulla. Sul biglietto c’era scritto solo ‘Maison of Zeck’ e un indirizzo, nessun numero di telefono.”
“Era lui che ti ha chiamato, prima?”
Non lo credeva sul serio, ma aveva avuto bisogno di dire qualcosa.
“No... sono anni che non lo sento. Comunque, non ci andai subito, ma alla fine mi ero detto che i soldi erano soldi e tentare non sarebbe costato nulla. Andai all’indirizzo segnato e appena varcai la soglia decisi che era la miglior scelta che avessi mai fatto. Dietro a un bancone raffinato, perfettamente inserito in quell’ambiente stile impero, c’era la ragazza più bella che avessi mai visto. Si chiamava Kate.”
Neal chiuse gli occhi e si irrigidì, spostò una mano a cercare quella di Peter, al suo fianco, e la strinse; l’uomo ricambiò la presa e mosse il pollice in movimenti lenti e regolari. “Le dissi perché ero lì, lei parlò brevemente al telefono, e poi mi condusse in una stanza vuota, dicendomi di aspettare. La sala non era molto grande ma aveva delle poltroncine comode e c’erano due porte, una era quella da cui eravamo entrati – e da cui Kate era uscita – l’altra era sulla parete opposta. Attesi solo pochi minuti, un ragazzo uscì dalla seconda porta e mi superò, senza dirmi niente, per poi sparire oltre la porta dalla quale ero entrato io. Dietro di lui apparve un uomo, forse quarant’anni, che mi sorrise e mi ordinò di seguirlo all’interno.
“Quell’uomo mi fece varie domande, anche di carattere personale – se ero sposato o fidanzato, quale era il mio orientamento sessuale, e se ero disposto a provare ‘cose nuove’. A quel punto gli chiesi perché gli interessasse, e lui rispose parlandomi della sua attività. Un giro di prostituzione di alto borgo, clienti prevalentemente uomini. ‘Non ci crederai, ma ancora adesso che siamo nel 2000 molte persone si vergognano di quello che sono’, aveva detto. ‘Altri, invece, semplicemente non si fanno problemi, e considerano il fatto di pagare per un po’ di divertimento diverso dal tradimento o da una vera e propria inclinazione omosessuale.’ Era bravo a vendere la sua merce, indubbiamente.”
Peter non riuscì a trattenere un verso di malcelata antipatia e Neal ridacchiò brevemente prima di continuare.
“Poi mi disse che sarei stato pagato bene, che i clienti avrebbero litigato per avermi. Mi incitò per avere una risposta che ancora non gli avevo dato, ma ero troppo sconvolto da tutto quello. Forse ero ancora troppo naïve nonostante non fossi più un ragazzino. Comunque, rifiutai, mi alzai e andai via di corsa. Prima di uscire lanciai una veloce occhiata in direzione della reception e notai Kate che mi guardava perplessa, forse anche un po’ spaventata dal mio scatto.” Neal scosse la testa. “Rientrai nel mio piccolo appartamento, cercai di andare avanti come avevo sempre fatto, ma le bollette si accumulavano e non riuscivo a smettere di pensare a Kate.
“Tornai più volte di fronte a quell’edificio e scoprii varie cose. All’apparenza era il quartier generale di una qualche compagnia finanziaria, ma non sembravano esserci collegamenti con attività illecite o alcun ‘Zeck’ di sorta. Kate lavorava per tale compagnia e, immaginai, aveva solo ricevuto ordine di indirizzare chiunque arrivasse a chiedere della M.o.Z. nella sala d’attesa dove mi aveva condotto.
“Qualsiasi fosse il suo compito, comunque, volevo conoscerla, ma il giorno in cui mi decisi ad avvicinarla, la vidi uscire mano nella mano con un altro uomo. Sorrideva, sembrava felice. In un primo momento pensai che forse non era destino, ma non volevo arrendermi così. Avevo bisogno di una scusa per avvicinarla – e non scordare che le bollette non si pagano da sole – quindi decisi di accettare la proposta di lavorare come gigolò. Andare con un uomo non doveva essere così dissimile dall’andare con una donna.”
Peter prese un respiro profondo e Neal lo guardò. “Stai pensando che è un pensiero stupido, vero?”
L’uomo scosse la testa. “Mi stavo chiedendo cosa ci fai qui, a raccontarmi queste cose... Cioè... Perché non sei con Kate, magari con una famiglia, dei figli...”
Neal abbassò gli occhi. “Kate è morta.”
“’Dio... Mi dispiace.”
“Non è colpa tua.”
Il ragazzo si fece pensoso e Peter desiderò di non averlo interrotto, o di non aver parlato, almeno. “Possiamo finirla qui con i ricordi, non c’è bisogno che tu mi dica tutto.”
“No. No, devo... devi sapere... lo conosci.”
Peter sospirò e passò una mano tra i capelli del giovane. “Va bene. Sono qui, prenditi tutto il tempo che vuoi.”
Neal sembrava terrorizzato, quasi una parte di lui fosse voluta scappare e si stava maledicendo per non essere sul serio andato via, ore prima. E poi, conosceva chi? Come, e perché era un problema? Cosa voleva da lui, da Neal?
Rimasero alcuni minuti in silenzio, Neal fissando il soffitto e Peter fissando Neal, studiandone l’espressione corrucciata, come se stesse decidendo come proseguire, o cosa confessare. Peter sul serio non riusciva a immaginare cosa ci potesse essere di così terribile – e la cosa lo indisponeva moltissimo, non gli piaceva l’idea che il suo Neal avesse sofferto e subito chissà quali angherie – o come lui stesso potesse essere in contatto con qualcuno di quell’ambiente. Credibile o meno, prima di Neal non aveva avuto a che fare con gigolò, o prostitute.
Il ragazzo si schiarì la voce e, come se non avesse mai smesso di parlare, disse: “Insomma, tornai da quello che sospettavo essere lo ‘Zeck’ del nome sul biglietto. Si dimostrò lieto del mio cambio d’idea, ma data la mia... inesperienza, fu lui stesso il mio primo “maestro”. Ricordo che sul momento fui molto sorpreso, anche se ora mi pare ridicola la mia reazione, quella non fu l’unica volta in cui dovetti compiacerlo.” Rise, quasi non stesse parlando di sé; Peter strinse le mani a pugno, le unghie che ne graffiavano i palmi mentre Neal continuava il suo racconto. “Ma avevo rivisto Kate, avrei avuto modo di riavvicinarla, ed era tutto quello che mi importava. Pensando a lei riuscivo a ignorare il dolore e a volte anche a–”
“Basta! Dio, Neal, smettila.”
Peter si mise a sedere sul letto e Neal fece altrettanto, fissandolo spaventato e amareggiato, poi abbassò la testa. “Te lo avevo detto che ti avrei fatto schifo”, mormorò il giovane.
L’uomo si voltò verso di lui e gli prese il viso tra le mani. “Non sei tu a farmi schifo. Dio, come potresti? Ma non voglio che tu riviva certe cose. Non voglio–”
Peter sentì le sue mani dietro al collo, le sue labbra sulle proprie una frazione di secondo dopo, di nuovo preso alla sprovvista dall’assalto di Neal. Si appoggiò con una mano al materasso, per non ribaltare di sotto. Neal lo abbracciò forte, nascondendo la testa contro il suo collo; Peter portò la mano libera sulla sua schiena, stringendolo con altrettanta intensità.
“Cazzo, perché devi lavorare con lui?”
“Lui chi, Neal?”




N/A
Siamo giunti quasi alla fine, penultimo capitolo. Anche se l'ho finita molto tempo fa, essere alla fine della pubblicazione è un altro "addio"... Però, spero in un seguito (ma non lo prometto, e non in tempi brevi).
Che dire, la fine non è uscita esattamente come l'avevo in testa, ma Neal non mi ha voluto far accedere ai suoi ricordi più che con la sua descrizione. Ho tentato di renderla il meno noiosa possibile, ma non so se ci sono riuscita.
E per i fan di Mozzie, scusate. Lo adoro anche io, e volevo mettercelo in qualche modo, ma che fosse lui a trascinare Neal in quel palazzo mi pareva troppo crudele e fuorviante del personaggio, quindi ho preferito lasciare solo un vago, omonimo/anonimo 'Moz' a far da rimando.
view post Posted: 6/3/2013, 16:12 4X16 In the wind - Quarta stagione
Dovrei commentare. Dovrei, con qualcosa di decente, magari. Sarebbe utile, no?
Ma come vedete, sto ancora sclerando. XD
E' che... cioè, io da quando è finito ho solo due parole in testa: "HUGE" e "GOOD". "Grosso" e "buono". Molto grosso, pesante e non in senso che è una palla!, e molto, troppo, maledettamente buono! Sceneggiatura, regia, luci, recitazione, cliffhanger!
Dio, ho quasi amato perfino le scene con Sara! Quasi inutili, ma mi sono piaciute. OK, mi sono piaciute anche perché hanno messo il Neal/Sara sul piano del "saremmo una bella coppia... in un altro universo" XD, ma questi son dettagli. Tutta la storia con Sara è in secondo piano, anche se lei è molto presente. (La "storia con El" sarà/potrà essere tosta nella prossima stagione, anche se lei è rimasta molto in disparte in questo episodio.)
E non riesco a concentrarmi sulla storia principale. Cioè. Quoto Rabb "WOW". XD
Non... Insomma, sarà che io non ho visto i promo e le clips, ma è stata davvero una sorpresa. E...
Non lo so, sto delirando ancora, quindi per il momento la finisco qui. XD
Riprenderò quando i miei sentimenti per Peter e Neal si affievoliranno un po'.

PS. shirtless!Peter invece di shirtless!Neal è stato un bel cambio di prospettiva, anche se sotto le coperte e per mezzo secondo. xD
view post Posted: 6/3/2013, 11:11 For your entertainment - Storie a capitoli
So hold on until it's over.
(Neal)




Neal era ritornato al bar dopo aver accompagnato la piccola Grace a casa. Suo padre, Cooper Jefferson, era uno dei suoi colleghi; come molti di loro aveva scelto quella carriera solo per un motivo economico. Trovare un lavoro che permetteva di crescere da solo una figlia non era facile, e Coop era anche fortunato abbastanza ad avere un fratello che viveva con lui e si prendeva cura di Gracie quando lui non poteva, nonostante stesse anche specializzandosi all’università – per quel che sapeva Neal, l’unico parente che avevano in vita era la madre, ma non aveva altre informazioni.
“Ehi, hai visite”, lo informò Ted e indicò con un gesto della testa un punto alle sue spalle.
Neal si voltò e vide Peter seduto a un tavolino, sorseggiava un caffè e leggeva un giornale. “Grazie”, disse distratto, raggiungendo l’altro uomo.
“Non dovresti essere a lavoro?”
Peter lo guardò, seguendolo con lo sguardo mentre gli si sedeva davanti, e sorrise. “Dovrei, ma oggi ho altre cose da fare.”
“Non credevo fossi il tipo da saltare il lavoro... Mi sembrava che l’altra mattina non eri entusiasta all’idea di perdere un giorno.”
“È per stasera... Dobbiamo fare un po’ di shopping.”
L’aveva detto con una smorfia mentre richiudeva il giornale, e Neal non poté evitare di scoppiare a ridere. “Paura che ti faccia fare brutta figura?”
Peter alzò le spalle. “Bisogna seguire le regole del gioco.”
Finì il caffè e gli fece cenno di seguirlo.

***

Neal si guardò allo specchio e aggiustò la cravatta. Erano passati anni da quando aveva comprato un vestito del genere, da quando gli era stato comprato un vestito del genere, si corresse mentre un brivido freddo gli attraversò la schiena e le mani tremarono, impedendogli di riuscire a infilare il bottone della giacca nell’asola.
“Nervoso?”, chiese Peter alle sue spalle – quando era arrivato?! –, facendo scivolare le braccia sotto le sue per abbottonarlo.
Deglutì e guardò le sue mani mentre compivano quell’operazione con estrema facilità, e scivolavano di nuovo via dal suo spazio vitale. “Diciamo così.”
“Hm-hm.”
“Che c’è?”
“Osservavo la cravatta.”
Neal abbassò lo sguardo e tornò a osservare il proprio riflesso. “Che ha che non va?”
Peter alzò le spalle. “È fine. E molto... snob.”
“Snob? Guarda che ho più stile di te”, replicò voltandosi e squadrandolo. “Gli unici vestiti davvero eleganti che ti ho visto sono stati quello che ti ha comprato tua moglie e quello che siamo appena andati a prendere da René – il sarto di Harvey, vorrei sottolineare. E perché non l’hai ancora indossato? E comunque, questo è in stile Rat-Pack”, disse in una tirata, senza dargli tempo di rispondere.
“Snob.”
Ripetendo quell’ultima parola, Peter si allontanò verso il proprio completo. Neal lo osservò incredulo, mettendosi poi a ridacchiare; quel piccolo scatto d’ira gli aveva fatto mandar via il nervosismo e, sfortunatamente, lo aveva attirato un po’ di più verso di lui.

Quando arrivarono al luogo della festa, Neal non riusciva a credere ai propri occhi; continuava a guardarsi intorno e ad analizzare ogni cosa. Aveva pensato sarebbe stata una classica, noiosa cena in qualche salone raffinato, ma quello superava tutte le sue fantasie; era una grande villa poco fuori New York e la cena era stata organizzata tra il salone e il giardino, gli spazi erano uniti da una vetrata a quattro ante, due delle quali aperte – e c’era anche una piscina. Vari tavoli disposti strategicamente offrivano cibo e bevande, le sedie non mancavano e una serie di lucine illuminavano le zone più distanti; era difficile credere che fosse una cena di lavoro.
“Wow, è magnifico.”
“È uno dei vanti di Samuel. Il signor Burton, colui per cui lavoro”, spiegò Peter.
“Tuo suocero.”
“Ex suocero, sì. Eccolo.” Gli mise una mano sulla spalla e lo guidò verso l’uomo.
“Peter.”
“Samuel”, strinse la mano che gli era stata offerta e indicò il ragazzo accanto a sé. “Lascia che ti presenti mio cugino Neal. È arrivato a New York oggi e ho pensato non ti sarebbe dispiaciuto se lo portavo con me.”
Mentre Peter parlava, Samuel Burton aveva stretto la mano anche a lui e ora gli sorrideva affabile. “Certo, certo, nessun problema. La famiglia prima di tutto.” Sospirò, poi qualcosa – o qualcuno – alle loro spalle attirò la sua attenzione. “Gli affari chiamano; divertiti, ragazzo.”
Dopo avergli dato una pacca sul braccio, si allontanò. Neal attese che fu distante abbastanza e si mise a ridere, Peter riprendeva fiato.
“Dovevi vedere la tua faccia, eri tremendamente serio.”
“Spiritoso.”
Lascia che ti...”
“Peter!”
Il giovane venne interrotto e si voltarono entrambi mentre un uomo si avvicinò loro, ignorando Neal. “Sei arrivato. Jordan sta blaterando qualcosa su quelle proiezioni di ieri...”

Neal si allontanò, lasciandoli alle loro chiacchiere di lavoro, per andare a prendere qualcosa da bere, e si poteva dire sul serio che aveva solo l’imbarazzo della scelta.
“Di quali di questi gentiluomini sei diventato il trofeo da mostrare, per trovarti qui?”
Non rispose, stringendo di più la mano sul bicchiere ancora vuoto; credeva di aver sentito male, sperava almeno di aver confuso la voce, ma ogni speranza svanì quando Adler si spostò per essergli davanti, mostrandosi interessato alle bottiglie sul tavolo. Sorrise, sforzandosi di apparire naturale. “Potrebbe anche esser una gentil dama. Ho ampliato i miei orizzonti.”
“Sei sempre stato un gran lavoratore, ti va riconosciuto. Bevi qualcosa?”, chiese alzando la bottiglia che aveva preso per sé.
“Grazie.”
Gli porse il bicchiere e lasciò che lo servisse. “Brindiamo a questa inaspettata sorpresa?”
“Ottima idea. Magari dopo la cena ci divertiamo”, propose Adler, facendo tintinnare i bicchieri.
“Non credo, sono stato già pagato per tutta la notte.”
Vincent gli si avvicinò e abbassò la voce. “Posso darti più di quanto hai già ottenuto, lo sai.”
“Vorrei comunque mantenermi i miei altri clienti.”
L’uomo fece un passo indietro e sorrise. “Capisco... La serata è lunga, ci vediamo in giro.”
Neal lo osservò allontanarsi e sospirò, quindi bevve. Sarebbe stata una lunga notte, per niente rilassante e tranquilla come pensava, e Peter era sparito. In genere non aveva problemi a stare in mezzo a facoltosi estranei, lo aveva fatto in passato e sapeva conversare e intrattenere la gente senza infilarsi nei loro letti, ma l’incognita di Adler rendeva il tutto più teso, per sé stesso.
Si guardò intorno; in ogni caso, non sarebbe rimasto in un angolo a far da tappezzeria e piangersi addosso, non era nel suo stile, e magari riusciva a confondere un po’ le acque. Adler non doveva scoprire con chi era. Notò un uomo in un angolo, stava sorseggiando un per niente attraente cocktail rosso ed evitava di guardarsi troppo attorno. C’era qualcuno messo peggio di lui, a quanto pareva. Stava per raggiungerlo, spinto da pura solidarietà, quando una donna si avvicinò allo sconosciuto, gli posò una mano sul braccio e lo guidò verso un gruppo di una decina di persone, poco distante. Dall’espressione del tipo, sembrava lo stesse accompagnando alla sedia elettrica.
Stava cercando qualcun altro con cui scambiare due chiacchiere quando una mano si posò sulla sua spalla, sobbalzò.
“Spaventato?”
Quando si voltò vide Peter dietro di lui, lo guardava divertito. “Ero sovrappensiero.”
“Ti starai annoiando, mi dispiace.”
Neal scosse la testa. “Sono sicuro che troverò qualcuno con cui chiacchierare di qualche sciocchezza mentre tu lavori.”
“Sicuro”, commentò soltanto, servendosi da bere.
In realtà, la parte più incosciente di lui sperava che Peter lo rassicurasse dicendo che da quel momento in poi sarebbe rimasto al suo fianco, ma sapeva che non era possibile, per lui era pur sempre lavoro. Ed anche per sé stesso, si ricordò.
Nonostante quello, Peter cercò di non lasciarlo mai troppo da solo, se ne accorgeva, e lo presentava ogni volta che lo aveva al proprio fianco.
“Quindi te ne intendi anche di finanza”, commentò Peter, una volta che furono di nuovo soli.
“Quel tanto che basta per non fare scena muta in situazioni come queste.” Più che altro, era bravo ad improvvisare, ma forse era meglio se non si sminuiva.
“Vedo”, rise.
Stava per mettersi a ridere a propria volta, quando vide Adler guardare verso di loro. “Scusa, la chiacchierata mi ha lasciato la gola secca. Vado a prendere qualcos’altro da bere.”
“OK.”

Neal si allontanò cercando di non mostrarsi troppo impaziente di mettere quanto più spazio possibile tra sé e Peter e, di conseguenza, Adler. Si mischiò tra la gente, dirigendosi poi verso un angolo del giardino più lontano della festa, nascondendosi dietro un albero abbastanza grade da coprirlo. Non aveva voglia di un secondo round con lui. Chiuse gli occhi e fece respiri profondi; quante possibilità c’erano che Peter lavorasse con Adler? Per Adler sarebbe stato più indicato, conoscendo il secondo, eppure Peter aveva detto di lavorare per Burton. Scosse la testa, inutile perdere tempo su quei dettagli, doveva solo non incrociare di nuovo Vincent. Da una parte, pensava sul serio di rimanere nascosto lì fino alla fine della cena.
“Quindi hai un cugino di nome Peter Burke.”
La voce di Adler lo fece sobbalzare; stava ridendo, prendendolo in giro.
“Qualche problema?” Si voltò verso di lui.
Vincent lo raggiunse, lento, inesorabile, mandandolo di nuovo con le spalle contro il tronco dell’albero. “Non hai un cugino a New York. Non hai nessun parente a New York.”
L’uomo fece correre una mano sul suo corpo, lungo il fianco, dal petto alla coscia e poi di nuovo su; nonostante a mala pena sopportasse del tocco, Neal non distolse lo sguardo dal suo.
“L’idea di essere a pochi metri da un sacco di persone è eccitante, non trovi?”, mormorò contro il suo orecchio, “io dico che Burke non sarebbe dispiaciuto se ti guadagni un extra mentre lui discute di affari noiosi.”
“No... Non credo sia...”
“Non devi ‘credere’, dolcezza. Nessuno ti paga per pensare. Giù.”
“Vincent...”
Non voleva, non era pronto mentalmente, credeva che quella sera sarebbe stata facile, e poi con quel vestito... Adler posò una mano sulla sua spalla. “Sei stato tu a nasconderti qui. Diciamo che l’hai voluto tu. E poi, c’è sul serio bisogno di qualcosa per movimentare la serata.” Lo spinse in basso, Neal scese, lentamente, si mise in ginocchio e chiuse gli occhi; sperava che almeno l’albero li nascondesse del tutto alla vista degli altri, e che nessuno decidesse di fare un giro da quelle parti.
“Bravo ragazzo.” Adler fece passare una mano tra i suoi capelli; se fosse stato un’altra persona avrebbe pensato ad una carineria, lui voleva solo sottolineare il proprio comando. Lo attirò di più a sé, infatti, incurante delle sue proteste. “Non ti conviene fare troppo rumore.”
La cosa più frustrante era che aveva ragione.

“Neal, dove sei?”
La voce di Peter non era così distante; Neal si spinse indietro, non voleva che lo vedesse così, non in quel modo, Adler non poteva farlo.
“Hai ancora alcuni attimi”, lo informò Vincent, mantenendolo al suo posto.
Una lacrima scese sul viso di Neal mentre, finalmente, Adler usciva dalla sua bocca. Si piegò in avanti e sputò tutto fuori, stringendo le dita tra i ciuffi d’erba e scavando con le unghie nel terreno.
“Neal! Dio, che è successo?”
Peter era inginocchiato accanto a lui, una mano sulla sua schiena, calda, grande, e il giovane non riuscì a smettere di piangere. Adler doveva essere sparito prima che arrivasse, era bravo in quello. Si pulì la bocca con una manica, velocemente, e poi con la mano asciugò gli occhi. “Non- non credo di sentirmi bene. Forse è meglio se vado a casa.”
Neal alzò la testa e vide che l’altro gli stava porgendo un fazzoletto. “OK, quando sei pronto andiamo.”
“No, non devi...”
“Non ti lascio andare via da solo in queste condizioni. Ce la fai ad alzarti?”
Annuì.

***

Neal era piegato in due sul gabinetto anche se oramai non aveva più niente da buttare fuori, ma la sua gola e l’intera bocca non volevano saperne di dargli pace. Meglio il sapore amaro della bile che quello di Adler. Solo a pensarlo gli faceva venir voglia di rimettere dell’altro.
Si alzò e andò a sciacquarsi la bocca, l’acqua scorreva tra le sue mani ed era fresca contro la lingua, e il palato, eppure era un sollievo solo momentaneo. Si chiese se sarebbe passato mai, oppure se il suo destino era quello di impazzire come Lady Macbeth.
“Neal.”
Peter apparve al suo fianco con un asciugamano pulito.
“Grazie... e scusa, per averti fatto abbandonare la festa in anticipo.”
“Non dirlo nemmeno per scherzo.”
L’uomo fece scivolare una mano sul suo viso fino alla nuca, e Neal scattò indietro. Peter si allontanò immediatamente.
“Mi dispiace.”
“No... Non me l’aspettavo.”
“Va bene. Quando ti sei asciugato, vieni in cucina; ho preparato del tè caldo.”

Peter non gli aveva fatto domande su cosa fosse successo, era evidente pensasse che qualcosa del cibo o delle bevande gli avesse fatto male e lui non lo aveva contraddetto – a che pro, poi?
Finì di bere in silenzio e poi chiese di poter andare in camera, il padrone di casa annuì.
Quando si mise sotto le coperte lo aveva fatto con l’intenzione di addormentarsi e far passare in fretta quella notte, cancellandone il ricordo, ma non appena chiudeva gli occhi veniva ricapitolato a quella festa, dietro quell’albero, inginocchiato sull’erba umida e costretto a dar piacere a Adler, mentre in lontananza sentiva il chiacchiericcio della gente e poi la voce di Peter, sempre più vicina, come una condanna.
Si rigirò più volte, incapace di prendere sonno nonostante la stanchezza, tormentato dai ricordi e dalle sensazioni vivide come non mai.
Una mano gli si posò sulla spalla, prendendolo alla sprovvista, tanto che si rigirò e stava per colpire il suo assalitore, se questo non fosse riuscito a fermarlo.
“Wow, ehi, calmo. Sono io.”
“Oddio. Scusami, Peter.”
Neal si sistemò nel letto, abbassando lo sguardo; Peter era seduto dalla sua parte.
“Pensavo fossi sveglio, non volevo spaventarti.”
“Lo ero, ma non ti ho sentito.”
“Hm-hm. Beh, volevo solo assicurarmi che andasse tutto bene”, sospirò passandogli una mano tra i capelli e Neal si bloccò. Peter fece una smorfia che doveva essere un sorriso, probabilmente, e si ritirò. “Prendo due coperte e poi ti lascio riposare.”
L’uomo stava per scendere dal letto e andarsene; sarebbe rimasto solo con i suoi pensieri, tutta la notte, non era sicuro di riuscire a sopportarlo. Serrò i pugni sulla sua camicia. “No. Non andare, ti prego.”
“Hm?”
“Resta qui. Resta con me”, ma non sapeva se le ultime parole erano state comprensibili, dato che le aveva pronunciate contro la sua spalla, la bocca premuta contro la seta soffice della camicia.
Peter si lasciò andare contro il materasso e sospirò. Per un lungo istante non disse niente e Neal temette che in realtà stesse solo cercando il modo di cacciarlo. Poi lo fece spostare e portò il braccio contro cui si era appoggiato il giovane dietro le sue spalle, stringendolo appena. “Paura del buio?”
“Mi hai scoperto”, stette al gioco, ma per non farlo andare via avrebbe confessato qualsiasi cosa.
Peter si voltò verso di lui, circondandolo anche con l’altro braccio, e Neal nascose la testa contro il suo petto, inspirando profondamente finché non fu sopraffatto dal profumo del suo dopo barba.
“Ho controllato, non c’è nessuno sotto al letto o nell’armadio. Puoi dormire tranquillo.”
“Lo so.”
Lo sapeva davvero, la sua sola presenza accanto a sé stava avendo l’effetto di un tranquillante.
view post Posted: 6/3/2013, 10:52 salve a tutti agenti ;) - Presentazioni
Benvenuto! :D
E sì, la quinta stagione arriverà di sicuro. Dobbiamo solo avere un po' di pazienza... *sigh*
view post Posted: 19/2/2013, 16:14 D&R per l'uscita della terza stagione in Inghilterra - Matt Bomer
Sono uscite, su diversi siti, altrettante interviste a Matt Bomer. Ecco qui la traduzione di due di esse (sperando che tutto vada bene, nei prossimi giorni posterò quelle mancanti).

matt_bomer
Da TvChoice Magazine:

 

White Collar non è il genere di show davanti a cui puoi fare altre cose. Devi dargli la tua piena attenzione!

Gli sceneggiatori sono molto intelligenti e molto rispettosi del pubblico. È una delle cose che amo del lavorare in questo show – quando prendo i copioni devo leggerli due o tre volte per capirli.

 

Molte persone pensano che quel genere di televisione sia semplicistica. Ma è più profondo di quanto sia mai stato, no?

Penso di sì. Sono davvero contento dello stato della televisione, nello specifico di quella via cavo [White Collar va in onda sulla USA Network, in America], perché c’è un po’ meno burocrazia e non si preoccupano di ogni demografico. Abbiamo un po’ più di libertà per raccontare la storia che vogliamo.



Sarebbe giusto dire che questa stagione è il test più grande del rapporto tra Neal e Peter?

Sì. Assolutamente. La fiducia è completamente sbilanciata. Gli sceneggiatori sono stati molto intelligenti a rendere quasi ingiusto che Peter abbia così poca fiducia in Neal perché non è lui da biasimare, non sul serio – eppure in qualche modo lo è. Quindi, hanno messo insieme uno scenario molto complicato. Ma questo è, fino ad ora, il test più grande della loro fiducia.

 

Quale sensazione hai ricevuto dagli spettatori su chi fanno il tifo per questo?

Sai, penso che a discapito di chi tifino, la buona notizia è sentire che hanno investito nel rapporto, e è di questo che ci preoccupiamo – se si preoccupano o meno di queste due persone e ciò che penseranno. Amo sentire i pareri della gente per strada. Ci danno idee per le storyline. Cose che dovremmo fare nello show, e quello che piace o non piace. Ci sono persone che sono davvero colpite da quella sorta di sicurezza e spavalderia alla Danny Ocean, e possono vedere che è un romantico impenitente e che ha un lato più morbido.

 

Quando sei stato scelto per White Collar, hai saputo perché hanno scelto te?

Beh, questo dipende sul serio dal nostro creatore, Jeff Eastin, che ha visto qualcosa in me che lo ha colpito. Cioè, ho dovuto fare lo screen test due volte, perché all’inizio volevano qualcuno di più grande [come età ndT]. Ho dovuto davvero dare prova di me.

 

Quello in White Collar è stato un ruolo decisivo per te?

Assolutamente. Sì. Ha cambiato moltissimo sia per me che per la mia carriera e sono incredibilmente grato per questo. Sono stato fortunato di ottenere un ruolo che gli sceneggiatori continuano a far evolvere. Ha decisamente cambiato tutto per me.

 

 

Da Digital Spy:

 

Sei felice che White Collar abbia trovato una nuova casa inglese su Alibi?

Immagino che un po’ lo sia – è difficile dirlo, sono stato solo una volta a Londra da quando abbiamo iniziato a lavorare alla serie. Siamo certamente contenti che viene trasmessa laggiù, e attendo il mio prossimo viaggio per valutare la risposta un po’ meglio.

 

White Collar girerà mai un episodio speciale a Londra?

Oh, mi piacerebbe molto, penso che Londra sia una grande location per lo show e io sono un anglofilo in tutto e per tutto, quindi sarei in paradiso!

 

La terza stagione sta per essere trasmessa nel regno unito – cosa si devono aspettare i fan?

Quel che amo della terza stagione è che il conflitto di Neal passa da esterno a interno – che è “Devo andare o rimanere?” – e le dinamiche della fiducia tra lui e Peter (Tim DeKay) vengono sviscerate in questa stagione.

Quindi molto è su loro che si sgamano l’un l’altro e Neal che capisce se avrà una carriera da criminale o se ha davvero un futuro all’FBI.

 

Molto del passato di Neal è ancora avvolto dal mistero – vuoi conoscere di più quello che lo riguarda, o dovrebbe rimanere un enigma?

Gettiamo indizi al riguardo alla fine della stagione, ma non andremo a scavare davvero nel suo passato fino alla quarta stagione. Però, una delle cose divertenti del suo personaggio è che ha molti segreti – tutte le scene con lui e Peter sono come quelle di due amici che si rispettano in fatto di intelletto, ma che giocano costantemente una partita a poker insieme. Allo stesso tempo c’è la faccia che mostri e la mano che stai tenendo dietro la schiena.

 

È divertente interpretare con Tim DeKay questa dinamica tra Neal e Peter?

È grandioso – è una persona e un attore divertente e io mi sento viziato perché lavoriamo e giochiamo assieme. Come due bambini che, alla fine della giornata, devono tornare a casa dal parco giochi!

 

Bilanciato con la professionalità!

Assolutamente, non facciamo solo battute tutto il giorno, lo prometto! I nostri personaggi sono così divertenti da interpretare e siamo sempre raccolti a prendere e immaginare come rendere una scena migliore, una battuta più divertente o qualsiasi altra cosa possa essere quel giorno.

Amiamo il nostro lavoro – recitare al meglio, anche in scene serie, deve avere un certo senso del gioco e essere in quel momento.

 

Nella terza stagione, Tim ti ha diretto in un episodio – come è stata quest’esperienza?

È stata magnifica, il suo approccio è stato molto intelligente, l’ho visto in molti aneddoti che hanno portato alla sua regia – prendendo appunti e studiando e imparando più che poteva così che quando ha dovuto sedersi sulla sedia del regista, sapeva tutto.

Non si è appoggiato a nessuno solo per avere il suo nome alla voce ‘regista’. Lo ha fatto davvero nel modo giusto e è stato davvero grandioso con gli attori e anche negli aspetti tecnici.

 

Ti piacerebbe dirigere un episodio?

Mi piacerebbe molto, ma è difficile per me perché difficilmente ho mezza giornata libera e non è una cosa che voglio fare solo per dire “ho diretto un episodio” e appoggiarmi al DDF [direttore della fotografia] per fare tutto il lavoro. Voglio assicurarmi davvero di potermi preparare e farlo nel modo giusto, ma se si presenterà l’occasione, sarebbe grandioso.

 

White Collar ha un nutrito fanbase e ha vinto i People’s Choice Awards, ma è frustrante che gli Emmy non riconoscano la serie e gli altri show della USA?

Beh, non leggo le recensioni perché penso che sia pericoloso, ma è stato ben recepito dalla critica. Ma in termini di premi e cose del genere... no, non mi da’ noia, penso che la risposta da parte delle persone per strada sia più importante.

L’altro giorno ero in bicicletta e una donna si è sporta dal suo vialetto d’accesso per tagliarmi la strada e dirmi che era in una profonda depressione quando ha scoperto lo show, e il senso di evasione che White Collar le ha offerto le ha dato qualcosa su cui concentrarsi – questo, per me, vale molto di più di qualsiasi trofeo o premio.

 

Il creatore di White Collar, Jeff Eastin, ha detto che può immaginare lo show andare avanti per dieci stagioni – saresti contento di interpretare Neal così a lungo?

Beh, siamo molto fortunati che gli sceneggiatori non si accomodano mai in una zona comoda da semplice ‘caso della settimana’ – scrivono continuamente di sfide e sfumature da farci interpretare – e fintanto che continueranno a evolvere i personaggi e mantenere la storia interessante, sono contento di rimanere in carreggiata.

 

Il successo di Magic Mike ti ha preso di sorpresa, speri di concentrarti di più sui film ora?

Sono molto grato che le persone hanno risposto in quel modo al film, ma quando ho firmato pensavo che fosse un piccolo film indipendente che avrebbe avuto una piccola storia coraggiosa che Steven Soderbergh dirigeva – e poi è diventato qualcosa di molto diverso, fantastico e completamente sorprendente! Sono molto contento che Channing [Tatum] abbia deciso di raccontare questa storia e che ho potuto farne parte.

 

Ti sei spogliato molto nel film – come è stato?

La paura è una grande forza motrice, quindi ho solo ricordato che a un certo punto avrebbero detto ‘azione’, e che sarei stato poco vestito e avrei dovuto tenerne conto, quindi la paura mi motiva a lavorarci. Dipende dal personaggio – non voglio che ogni ruolo sia solo qualcuno che si toglie la camicia!

 
view post Posted: 8/2/2013, 11:24 Asilo Mariuccia - Quattro chiacchiere
... Ho dovuto abbandonare la pagina facebook di WCI perché non volevo scatenare inutili flame dopo quasi una settimana, ma certi discorsi non si possono leggere...
Rabb sa di cosa parlo.
"Neal, Neil o Niil poco importa, mi interessa solo che è bono e bravo".
Bene, allora chiamalo MATT! Perché associare "bravo" a NEAL è un po' un contro senso. Almeno che non ti riferisci alle sue doti di truffatore. E sono piuttosto certa che non era quello che intendeva.

E odio anche il fatto di aver associato in quel modo "bono e bravo". Perché se uno non è figo non merita rispetto o riconoscimento?
Willie Garson non è proprio il classico 'figo da copertina', ma è un mostro di bravura e una persona ECCEZIONALE (avete letto mezzo articolo di uno qualsiasi dei suoi articoli su tumblr? Chiamarli 'post' è estremamente riduttivo, peccato che mi sa che è da un po' che non posta più), ma non vedo sta fila di "Mozzie, Moxie o Mossie è uguale". -.-

Bene, speravo di star tranquilla almeno finché non fossi tornata a casa, è evidente che non c'è verso.
view post Posted: 7/2/2013, 16:34 4X13 Empire city - Quarta stagione
Dunque, partiamo da El?
Partiamo da El.
Spero che nei prossimi 3 episodi le tolgano quella patina di antipatia che le si è appiccicata addosso. Gli effetti del ciclo dovrebbero esser finiti. u.u
Però, ripeto (l'avevo mai detto sul forum?) che El è proprio una truffatrice mancata. Non sorprende davvero che sia gelosa di Neal, anche senza volerci implicare slash e altro, seriamente.
Che poi, se conosce suo marito doveva immaginare che fargli mentire da Neal e obbligarlo a "stare in panchina", per usare le parole di Peter, lo avrebbe portato solo a lavorare di nascosto e, teoricamente, questo dovrebbe esser molto più pericoloso.
Ma non voglio odiare El, quindi, cari writers, vedete di risolvere sta cosa ><
che
non voglio ritrovarmi a tifare che i Bonny&Clide de'no'artri della prossima puntata le facciano qualche grave regalino
.

Amo ancora El, per ora, eh. Non lasciatevi ingannare dalla minaccia.

Caso della settimana = :wub:
Sapete che amo tutto ciò che riguarda Moz, June e Moz e June (se escludiamo il piccolo incidente a inizio s3), e anche questa volta... amo tutte le scene con Moz e June. Specie la prima nell'appartamento di Neal. *_____*

Love anche per Jones e blonde!Diana. <3

E ora... mancano solo due personaggi di cui parlare e non so se ammorbarvi con i commenti o lasciare solo una sequenza infinita di cuori. XD
Più dovrebbero "essere lontani" (mentalmente) più 'sti due lavorano bene assieme e riescono a stare appiccicati anche con 80 metri quadri a disposizione. Forse 100? Quanto sarà grande l'appartamento di June? XD E comunque, è un tavolo da sei e occupano lo spazio di una persona e mezzo...
La smetto, sì. Ognuno trae le conclusioni che vuole. :P
Però!
Due cose devo dirle.
1. Loro nel retro del cab ♥ (nessuno ha pensato alla puntata di Sally, l'hacker? ♥ ♥ )
2. Peter che fa allontanare Delmer e lo osserva mentre sfoglia il registro e Neal fa le foto ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥

E' stata splendida anche tutta la parte al deposito dei taxi. XD
"You're wonderful, Wanda. He's not." *lol*

Insomma, bell'episodio di riempimento (che spesso son quelli che mi piacciono di più <3). Sono curiosa di vedere cosa c'è nell'ESB, anche se credo che il prossimo episodio non ci rivelerà molto sul segreto di Ellen...
view post Posted: 7/2/2013, 16:08 Matt Bomer su DA MAN - Matt Bomer
QUI potete trovare una splendida intervista -- con ancora più splendide foto (e fidatevi, se lo dico io, poche persone resteranno in vita XD) -- a Matt.



DA MAN: Congratulazioni per il rinnovo di White Collar a una quinta stagione. Com’è indossare i panni di uno stesso personaggio per così tanto?

MATT BOMER: Sono incredibilmente grato che abbiamo ancora la possibilità di raccontare le nostre storie. Se cinque anni fa mi avresti detto che sarei stato in un telefilm che sarebbe durato così a lungo, e che mi sarei ancora divertito a farlo, probabilmente non ti avrei creduto. Sembra che sia passato solo un anno o due. La cosa più importante, per me, è se ti diverti ancora o meno a farlo, e grazie agli sceneggiatori e ai miei colleghi, non c’è giorno di lavoro in cui non me la passo alla grande.


DA MAN: Ti vedremo mai dirigere un episodio o due? Sappiamo che il tuo collega, Tim DeKay, lo ha fatto. Potresti volerlo fare in futuro?

MATT BOMER: Tim ha fatto un incedibile lavoro come regista. È sul serio salito sul podio in molti modi, e io lo ammiro ancora di più per questo, cosa che non credevo possibile dato il livello del mio rispetto per lui. Per me, è una questione di tempo. Di rado ho del tempo libero nello show, quindi l’evenienza che io abbia il tempo di fare in modo adeguato i preparativi per un episodio è piuttosto inesistente. L’ultima cosa che voglio fare è dover incaricare chiunque altro di fare il lavoro duro così che io possa dire di aver diretto un episodio di White Collar. Se e quando avrò l’occasione di farlo, voglio farlo nel modo giusto.


DA MAN: Puoi darci alcune indicazioni su quello che dobbiamo aspettarci quando White Collar ritornerà la prossima stagione?

MATT BOMER: Una delle ragioni per cui amo questo lavoro così tanto è che non è ripetitivo. Certo, c’è il caso della settimana – ma la mitologia cambia sempre. La lotta di Neal è passata da esterna (dov’è Kate/chi ha ucciso Kate), a una più interna. Sono buono o cattivo? È istinto o abitudine? A quale lato della legge appartengo? I conflitti più interni sono stati divertenti da esplorare man mano che lo show è andato avanti.


DA MAN: Ti vediamo sfidarti ogni settimana con Neal che deve recitare un personaggio diverso per ogni truffa. Quanto è difficile entrare e uscire in questi ‘ruoli’ diversi?

MATT BOMER: Il livello di fiducia e quello di intelligenza di Neal sono entrambi così alti che ero davvero intimidito all’inizio. Quando abbiamo iniziato a girare, ci sono state molte cose che ho dovuto imparare, e una certa parte del suo carattere che dovevo mantenere sul set per rimanere in quella zona. Non sono il tipo di persona che vuole tutti gli occhi puntati addosso quando entro in una stanza, quindi ho dovuto trovare molto coraggio all’inizio. Sono sicuro che i miei colleghi l’abbiano trovato davvero odioso. Man mano che il tempo è passato, la distanza tra me e Neal si è accorciata un poco, e trovo molto più facile scivolare nella sua pelle.


DA MAN: Qual è stata la truffa più difficile da metter su fino a ora?

MATT BOMER: Le truffe più difficili in genere coinvolgono il gioco di mano (sfilare i portafogli, sbloccare le serrature, ecc) che a volte ho tempo di imparare solo attimi prima di girarle. Ma per quanto siano complicate, sono davvero divertenti. E abbiamo avuto molti incidenti positivi. Alcune volte ho davvero sbloccato una serratura durante una ripresa.


DA MAN: hai mostrato le tue doti canore quando sei apparso in Glee. Ti sei mai visto come un artista della sala d’incisione? Ti piacerebbe continuare a fare musical in futuro?

MATT BOMER: ho la sensazione che il canto sia qualcosa che devi davvero portare avanti in quanto a pratica, se vuoi davvero farlo bene. Amo cantare. Canto a casa e sul set, sempre. E amo anche la registrazione. Se mai lo farò di nuovo, mi assicurerò di aver fatto la pratica necessaria per renderlo il più divertente possibile. Ho iniziato a scrivere canzoni quando avevo otto anni, e ho continuato a farlo da allora. Ma non sono sicuro che vedranno mai la luce del giorno. Forse per me sono solo una forma di terapia. Un modo per dare un senso al mondo che mi circonda.


DA MAN: abbiamo visto molti video e progetti che i fan hanno creato per il tuo compleanno, lo scorso ottobre. Cosa ti passa per la testa quando vedi questi video?

MATT BOMER: non piango spesso, ma non mentirò, ho pianto quando ho visto il fan video del mio compleanno lo scorso anno. Sono così colpito dai fan, e così grato. Sono rimasti con me nella buona e nella cattiva sorte e questo per me significa più di quanto sia in grado di esprimere a parole. A volte ho la sensazione che loro credano in me più di quanto io creda in me stesso, e questo mi sostiene attraverso molte acque tempestose. Quando stai facendo un lavoro per quattro anni, molte volte devi scavare a fondo per restare motivato quanto vorresti. I fan sono sempre lì a essere quella motivazione per me. Non importa quanto sia stanco o stressato, darò sempre il mio meglio per loro.


DA MAN: qual è il tuo personale segreto per rimanere sano a Hollywood?

MATT BOMER: avere una vita al di fuori del lavoro. Per me, è la mia famiglia. Vengono sempre al primo posto, e verranno sempre. Ma non deve essere solo la famiglia. Ci sono molte cose che mantengono il lavoro nella giusta prospettiva. Siamo molto fortunati di essere in grado di raccontare storie. È un modo essenziale dell’essere umano di capire sé stesso: chi siamo, da dove veniamo, dove possiamo andare, di cosa siamo capaci. Ma alla fine della giornata, se non vivi una vita al di fuori del lavoro, finirai a corto di idee da portare sul tavolo.


DA MAN: hai interpretato qualsiasi cosa da uno stripper a un uomo di 105 anni. Sembra che tu abbia avuto di già molti ruoli difficili. C’è un particolare ruolo che stai cercando al momento, in modo da sfidarti come attore?

MATT BOMER: il più grande interesse, per me, è sempre la storia. Non ‘questo mi renderà una star?’ o ‘sarei bravo in questo?’, perché se non stai raccontando una storia che è interessante, di spessore e ben fatta, la tua interpretazione non avrà davvero importanza. Quindi il regista e la storia vincono su tutto per quel che mi riguarda. Inoltre, se sono un po’ spaventato dall’idea di qualcosa, in genere è una buona cosa. Significa che non lavorerò in un ambito in cui sono a mio agio, che dovrò spingermi un po’ più in là e che questo coinvolgerà qualche rischio. Quindi se un ruolo mi spaventa tanto da farmela sotto, di solito dico di sì. Entrare a far parte di The normal heart sulla HBO è un sogno che si avvera per me. Non riesco a pensare a un ruolo più bello e più difficile da interpretare.


DA MAN: se potessi scegliere un qualsiasi film del passato e farne un remake quale sarebbe e che ruolo interpreteresti?

MATT BOMER: amerei fare Sundance Kin in un remake di Butch Cassidy e Sundance Kid, ma perché incasinare un capolavoro? Mi piacerebbe anche fare Delitto in pieno sole o Il talento di Mr. Ripley, o Il samurai, o American gigolò, ma di nuovo, perché incasinare un grande film? Credo di preferire fare uno spettacolo teatrale. Ottenere un grande ruolo di Shakespeare, o Arthur Miller, o Tennessee Williams.


DA MAN: Puoi dirci qualcosina di quello a cui stai lavorando?

MATT BOMER: Ho appena finito di girare una piccola parte in un film chiamato Winter’s Tale. È un pezzo di realismo magico che ruota attorno alla storia d’amore tra Colin Farrell e Jessica Brown Findlay. Ci sono anche Jennifer Connelly, Russell Crowe e Will Smith. All’inizio di questo autunno ho lavorato ad un film chiamato Space Station 76, con Liv Tyler e Patrick Wilson. Quando ho posato il copione, ho pensato ‘non ho mai letto o sentito niente del genere prima d’ora. È sfidare un genere’. E dava anche la totale sensazione di qualcosa di comprensibile e umano. È come una breve storia umoristica di John Cheever ambientata in una versione dello spazio esterno del 1970. Parla di molte persone che sono intrappolate in una vita che non vogliono, e cercano di fare del loro meglio per trovare il modo di uscirne.

Ad aprile torno alla quinta stagione di White Collar. Poi girerò The normal heart, che parla dei primi giorni dell’epidemia di AIDS a New York, e delle persone che sono state coraggiose abbastanza da rischiare le loro vite e carriere per portare l’attenzione necessaria su di questo. È un testamento di passione e amore incondizionato.


DA MAN: Come ti prepari per questi ruoli?

MATT BOMER: Il processo è così diverso e personale per ognuno di essi che mi sentirei sciocco a esporlo per te. Tutto quello che posso dirti è che sono ossessivo. Probabilmente non è salutare. Ma quando lavoro a qualcosa, è tutto quello a cui riesco a pensare. Mi sveglio nel mezzo della notte domandandomi come il personaggio potrebbe camminare per strada.


DA MAN: Hai detto che Steven Soderbergh, con cui hai fatto Magic Mike, era sulla tua lista di persone con cui lavorare. Chi altro c’è in quella lista?

MATT BOMER: Oh, ce ne sono così tanti, e so che non li ricorderei tutti in questo momento, ma eccone alcuni che mi vengono in mente sul momento: Alexander Payne, Ang Lee, The Coen Brothers, Rian Johnson, Lisa Cholodenko, Richard Linklater, David O. Russell, Steven Spielberg, Juan Antonio Bayona, Stephen Frears, Jeff Nichols, Christopher Guest, Martin Scorsese, e la lista va avanti ancora a lungo.


DA MAN: Con così tanti progetti in corso, stai via a lungo. Quanto è difficile conviverci per la tua famiglia?

MATT BOMER: Devi concentrarti sulla qualità invece della quantità, e lavorare per compensare. Molte frequenti miglia aeree.


DA MAN: Come ha cambiato la tua vita e il tuo modo di vedere le cose l’essere un padre?

MATT BOMER: La paternità ha messo tutto in prospettiva per me. Tutti i paradigmi si sono spostati. Avere una famiglia è a mani basse la miglior cosa che mi sia mai capitata o che mi capiterà mai.

DA MAN: Quali sono alcune delle cose che hai imparato dai tuoi genitori e che hai assunto nel tuo ruolo di padre?

MATT BOMER: Questo prenderebbe l’intera intervista.


DA MAN: Sei coinvolto piuttosto attivamente in eventi caritatevoli e infatti hai ricevuto un premio umanitario all’inizio di quest’anno. Quali sono alcune di queste opere che sono più vicine al tuo cuore in questo momento? Perché quelle particolari cause?

MATT BOMER: Il progetto ASL è uno dei più grandi perché abbiamo perso una persona cara di questa malattia e so che vedrò una cura o un trattamento efficace nella mia vita. The Art of Elysium, per tutto il fantastico lavoro che fanno con i bambini. E GLSEN, per tutto il fantastico lavoro che fanno nell’incoraggiare il rispetto, la comunicazione e l’alleanza tra i giovani uomini e donne GLBTQ e etero.


DA MAN: Andiamo velocemente avanti, tra trent’anni. Dove sarai, a livello personale e professionale?

MATT BOMER: Cerco sempre di avere uno, tre o cinque anni qua e là pianificati per me stesso. Ma è personale. Ne parli e perde la sua sacralità. Sono molto più preoccupato di come sarò stato in qualità di compagno e genitore, e per allora spero anche di nonno.



Traduzione di Gwin. Non riportare altrove senza permesso.

Edited by gwin - 8/2/2013, 10:27
view post Posted: 5/2/2013, 18:00 4X12 Brass tacks - Quarta stagione
La seconda, Morgan, è solo la seconda. XD
Devo dire che non mi dispiace, però. L'unica cosa negativa è che è stato troppo improvviso. Fino all'epi prima "Dai, Peter, sconfiggi i cattivi" e poi "OMG, è pericoloso. Neal mentigli", anzi, già prima della scena con Neal. E' bello, perché sapevamo già che certe scelte della carriera di Peter erano "dettate" da El, ma è stato troppo improvviso ugualmente.
Ma è uno dei pochi punti neri di questo show: perfetta storyline principale condita da sidestory vaghe, frammentarie e quasi senza senso (nope, non sto pensando all'orribile percorso del pg di Sara, no no, affatto)...

Mozzie resta il migliore e per una volta mi è SUL SERIO piaciuto il pg di Jones. XD
Ma in sé questo episodio non mi ha lasciato moltissimo...

AH! Ma scordavo! HUGHES. Amo Hughes. Devono ridarci Hughes. Ho apprezzato un po' di più Carrie perché suo padre è Hughes* T__T


*Homeland, i crossover della mia testa, don't worry.
view post Posted: 5/2/2013, 17:45 Facebook - Quattro chiacchiere
Io ho tutto in inglese, quindi non sono sicura dei nomi italiani delle varie opzioni, ma cercherò di tradurli a intuito o da quel che ricordo di quando sore mi chiede qualcosa. Detto ciò:
i "mi piace" (e le amicizie) di FB sono proprio come i "follow" di Twitter. Allo stesso modo, nella tua home di FB vedi tutti i post delle pagine o degli amici così come nella home di twitter vedi i twit di tutti quelli che segui.
Su entrambi i social network, inoltre, puoi creare dei gruppi per vedere solo i twit/post di determinati utenti. Su Twitter si chiamano solo 'liste'; su FB, invece, sono le "liste di interesse" (WTF? qualcosa del genere, ho "interest list" XD).
Quando apri una pagina su cui hai messo 'mi piace', sulla destra rispetto al nome della stessa, c'è il pulsante "messaggi" e accanto uno con un ingranaggio, per le opzioni. Clicchi lì e la prima voce è proprio: "Aggiungi alla lista di interesse", da lì puoi creare le tue liste.
Fatto ciò, e messo nella lista creata tutte le pagine che vuoi seguire, per vedere solo i post di quelle pagine vai alla tua home. Sulla colonna di sinistra, in fondo, trovi sotto la dicitura "interessi" tutte le liste da te create. (Se non la usi da un po' è probabile che non ti appaia subito ma ci sia un "Altro" su cui cliccare, e ti apre le "applicazioni" che non usi spesso.)

Per farti trovare: sì, o ti fai semplicemente "cercare", oppure gli puoi dare il link della tua "bacheca". E' quello dove si vedono solo i post che tu hai inviato (o quelli dove sei stata taggata da altri) e ci arrivi cliccando sul tuo nome, uno qualsiasi dei ventimila che appaiono in home. xD (in alto a destra, a sinistra accanto alla foto, in ogni tuo post, commento, ecc)
view post Posted: 5/2/2013, 17:28 Messaggio dall'amministrazione agli utenti - Regolamento / Help desk / Annunci
Morgan, apprezzo e comprendo le buone intenzioni, sul serio, e infatti abbiamo sempre accettato i suggerimenti di migliorie quando possibile (quello in sezione fanfic proposto da Rabb, se non erro; la modifica delle sezioni, per non ricordo quale motivo...che ci hanno portato via forse una settimana).
Però, se a un certo punto diciamo: "grazie dell'interessamento, ma non possiamo farci nulla", è quello. XD Anche se continui a ripeterlo. E alla trentesima volta che ci fai notare lo stesso, a detta tua, problema... che dire, un po' mi girano. Aggiunte che, ok, avrai ragione, ma non posso farci nulla, anche volendo.
Poi, se qualcuno di voi mi dice che può darmi un lavoro fisso e una casa lontano da qui -- o meglio ancora: un vitalizio di 3/4000€ al mese senza dover far nulla XD -- giuro mi metto a studiare l'html e i css e gli faccio il forum nuovo splendente XD (premesso che i colori resteranno questi, dato che è un forum su White Collar *lol*).
Appurato che ciò è impossibile (ma se potete, io son d'accordo), bisogna cercare di trovare il "male minore" e "accontentare più gente possibile".
Facebook non piace molto nemmeno a me, io lo feci solo per poter "stare vicino" alla persona che amo e mo' lo uso pure pochissimo XD, ma il mondo va in quella direzione.

Detto ciò, ricordo bene le nostre "discussioni", ma devi capire che se tu postavi una foto o un pezzo di intervista random mentre noi stavamo già preparando la traduzione e l'articolo, era un doppio lavoro. XD Per questo ti abbiamo sempre chiesto il tempo di "farle" le cose. Tipo, la foto X esce su MBF alle 10 e tu la postavi singolarmente alle 13 -ore a caso- perché, come è giusto che sia, tu puoi dire "to' oggi faccio un giro sul sito di Kelly e vedo che c'è di nuovo e voglio parlarne", ma noi abbiamo bisogno di più tempo per salvare tutte le foto di quell'evento, sistemarle sul sito (eventualmente tradurre l'articolo correlato) e dare un "servizio migliore" (perché sappiamo che è quello il nostro compito e non ce ne siamo mai tirate indietro). Dato che comunque è sempre lavoro non pagato, se possiamo chiedere un po' di collaborazione e evitare di perdere un po' più tempo, lo facciamo. XD E viene anche tutto più ordinato, se ogni articolo/evento ha un topic a sé stante. (Esempio, ricordo un tuo post con due pezzi di due interviste diverse prese da MBF... a cui stavo già lavorando per tradurle e la mia reazione, prima di scriverti, è stata più o meno: "damn, girl, gimme a few tiiiiime!", l'avevo viste solo da tipo un'ora o poco più. XD Scusa se sono mai stata troppo brusca.)

Spero quanto detto abbia senso, perché ho mal di testa.
E sì, ho visto l'email, ma non credo di fare in tempo a risponderti oggi. Sorry


CITAZIONE
Ne prendo atto e comunque spero che il forum continuerà ad andare avanti nonostante tutto visto che non sono iscritto a facebook.

Il forum continuerà ad andare avanti finché ci saranno utenti interessati a seguirlo. :)
Ovviamente dovessimo rimanere solo io e ioio, probabilmente ci limiteremmo a commentare via sms xD, ma fino a quel momento, sarò (saremo) qui a scambiarci opinioni con tutti, e a fare del nostro meglio. ;)


PS. E dividete il "tu" generico dalle parti dove parlo con Morgan, che al momento io non ne son capace... ''XD
view post Posted: 2/2/2013, 10:33 Messaggio dall'amministrazione agli utenti - Regolamento / Help desk / Annunci
OK, so che non sono molto attiva ultimamente.
Come qualcuno ha saputo (ma credo che gli utenti fissi del forum lo sappiano tutti) sono problemi "tecnici" non facilmente risolvibili e devo collegarmi dalla biblioteca della mia cittadina. Definire la connessione "penosa" è un complimento.
Ma non ho fatto questo post per lamentarmi, voglio solo dire che ho problemi oggettivi e indipendenti dalla mia volontà per non essere presente.

"Ma quando sei in biblio puoi far qualcosa, anche se poco."
Obiezione sensata, e sì, faccio qualcosa: lavoro. Traduco libri e, molto più recentemente, scrivo per una casa editrice (la traduzione mi porta via più tempo).
Scusate se io e le altre due admin mettiamo al primo posto il nostro lavoro pagato* (loro fanno molto più di me).

Nonostante questo, il sito, la pagina Facebook e quella Twitter sono sempre aggiornate. A volte qualche ora dopo l'uscita della news originale, a volte anche il giorno dopo, ve lo concedo, ma siamo esseri umani. Come voi non ce la fate ad aprire il twitter della USA_Network (il link è tra i primi, proprio in home!), noi non ce la facciamo a stare dietro a Terry, Lena, Val e le altre decine di splendide persone che per lavoro pagato ci tengono informati di tutte le news.

"Prendete un'altra admin! O almeno un moderatore"
...
Avete visto quanta gente partecipa al forum? Volete che ve la elenchi? Ce la farei, ho una pessima memoria, ma questo riesco a ricordarmelo: lo conto sulle dita della mano, me ne basta letteralmente una.
Che senso ha un forum con 25 admin e nessun utente?
Fin dall'inizio di questa avventura, White Collar Italia è stata seguita più sul sito e sui social network propriamente detti. Se metà della gente che ha messo "mi piace" su Facebook fosse sul sito, sarebbe un'obiezione sensata e potremmo avere anche un nutrito staff. Purtroppo così non è, la maggior parte preferisce commentare su Facebook o lasciare un twitter.
NON perché ora il livello di aggiornamento del forum sia calato, è SEMPRE stato così, fin da quando, quattro anni fa, White Collar Italia è stato creato.
E' ovvio, almeno per noi, che i nostri sforzi si riversino su quelle pagine, lasciando il forum solo come supporto a chi, come me, è ancora legato alle vecchie tradizioni.
Vi dirò di più, il forum è nato come supporto al sito. Così come le altre appendici di WCI: Twitter, Facebook e Livejournal. Uh, sì, abbiamo anche una pagina su LJ, che, per la "qualità" e "tipo" di network è ancora meno considerato di forumfree e, sempre ovviamente, è anche stato lasciato più andare.
Darwin ha spiegato questo fenomeno più di un secolo fa, fate un giro in biblioteca, sono sicura troverete molti libri che lo spiegano. ;)

Detto ciò, giungo alla fine di questo poema:
sappiamo che il forum non è il più perfetto, il più fescion, il più migliore che esista e, sapete cosa? Non ce ne frega una beneamata m....
Il perché l'ho spiegato sopra.
Volete restare e commentare qui gli episodi, qualche news più imminente o sparare teorie campate in aria e senza nessun fondamento? Benvenuti e buon divertimento. \O/
Volete, inoltre, darci una mano e postare l'ultima foto spoiler nascosta nei meandri di twitter di quella ragazza fortunata che, dopo essersi lamentata tre secoli che "oddio, sto a due ore di macchina da manhattan ma non posso perdere un giorno di scuola/lavoro/quel che è per andare a vedere i miei idoli", si è presa quel benedetto permesso e si è vista tutti i take di una scena dell'ultimo episodio? Vi ringraziamo e invitiamo tutti gli altri a commentare.
Non vi piace come gestiamo il forum, ma pensate che potete darci una mano? Diteci come e, se possiamo, vi accontentiamo.
Ci avete informato di tutte le vostre lamente e, nonostante questo, vi abbiamo risposto che non possiamo accontentarvi? Mi dispiace, non possiamo accontentarvi. Se vi va bene, è così e siete ancora i benvenuti. Se non vi va bene, è stato un piacere conoscervi, ma arrivederci e grazie.
Non siamo affamate dominatrici in cerca di sottoposti e schiavi, non teniamo nessuno legati a noi con una cavigliera gps, impedendo loro di andare su altri forum più congeniali ai loro desideri.
E, ultima cosa, continuare a mandare messaggi a noi o ai nostri utenti per far cambiare le cose... indovinate un po? Non porta a nulla.
Ah, no. Una cosa la fa: ci fa solo rompere le scatole. Ma non ci fa cambiare idea su come vogliamo gestire casa nostra.

Ovviamente, i voi e i tu utilizzati sono generici. Chiunque voglia partecipare alla discussione o dire qualcosa è libero di farlo.
Come immaginerete c'è un motivo per cui è nato questo post, ma non ho fatto nomi e non ne verranno fatti da noi nel corso della discussione, almeno che il "responsabile" non si faccia avanti personalmente.
Come si suol dire, si condanna il peccato e non il peccatore.

Ora vado a inviare il mio primo racconto e cerco di tornare al mio wannabe-romanzo.
Buona giornata,
Gwin.



*mettete qui una risata che non capirà nessuno, di quelle da sit-com, grazie.
view post Posted: 27/1/2013, 15:48 Tra le pagine del cuore - One Shot
Ma no prob. Spesso nemmeno io so cosa dire in un commento.
Sono contenta che ti sia piaciuta. :)
Dopo tanto slash, mi sto divertendo col Peter/El. xD (Ma ho tutte idee lunghissime che non so se finirò...u.u'')
view post Posted: 27/1/2013, 14:43 In un modo o nell'altro - One Shot
Personaggi: Peter Burke
Rating: G
Genere: drammatico, introspettivo
Avvertimenti: drabble
Timeline: 1x14
Conteggio Parole: 111
Prompt: omicidio per la V Notte Bianca @ maridichallenge (pubblicata ora perché trovare voglia e tempo, insieme, per correggerla e farlo -e trovare il titolo- non è stato semplice XD)
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale.






Peter aveva ucciso, più di una volta. Era una cosa normale con il suo lavoro, anche se non per questo gli piaceva o ne era contento. Lo aveva fatto per necessità, per salvare sé stesso, i suoi colleghi o civili innocenti.
Quella volta, invece, aveva sparato senza un reale pericolo imminente, solo per la voglia di farlo, perché Neal era da qualche parte chissà dove e Fowler era la chiave di tutto. Anche se ucciderlo non gli avrebbe detto dove si trovasse il suo C.I., il suo amico, dopo quello che aveva fatto a lui ed Elizabeth se lo meritava. Avrebbe trovato Neal in un altro modo, lo aveva sempre ritrovato.
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